martedì 30 dicembre 2008

Buon compleanno, Roma Ciclista

La ricorrenza mi è piombata addosso inaspettata, ma esattamente un anno fa partivo per questa esperienza, un blog su Internet.

Devo dire che mi sono piuttosto divertito, e spero che anche i miei lettori, pochi ma ottimi, abbiano fatto altrettanto. Inoltre ho conosciuto altri blog, dei quali sono diventato assiduo frequentatore.

Lavorare ad una sorta pubblicazione per me è stato un ritorno alle origini. Già in tenera età ho aiutato mio padre a fare riviste artigianali in casa. Un mondo arcaico, nel quale non esisteva nemmeno la fotocopiatrice che ingrandiva e riduceva… Altro che scanner e computer superpotenti. Si faceva tutto con carta, matita coccoina e scotch opaco. Anche il fax era un lusso da grande corporation. Le possibilità che offre la tecnologia moderna sono fantastiche, ed in effetti siamo diventati un po’ tutti editori. Come naturale conseguenza non ci toccano più di quattro o cinque lettori a testa!

Sapete che spesso l’appetito vien mangiando, e mi piacerebbe fare due cose molto carine: espandere il blog e farlo diventare un vero sito, e aprire un altro sito dedicato alla vita “politica”. Mi pare che in Italia ci sia tanto bisogno di un po’ di calma e buonsenso, nonché di ristabilire qualche verità storica… andata perduta nel marasma di questi ultimi anni.

Purtroppo il tempo è tiranno e gli occhi sono troppo dedicati all’uso del PC sul lavoro per poterli impegnare in un extra. Tra i propositi dell'anno, il miglioramento della parte iconografica, piuttosto carente. Spero di comprarmi una macchinetta decente... se vinco l'angoscia di dover scegliere tra tanti modelli differenti.

Comunque ancora un augurio a tutti, sperando di continuare a vederci sui vostri schermi, e di fornire un contributo valido alla diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto.

giovedì 25 dicembre 2008

Babbo Natale ci ha portato… Il barile a 34 dollari!

Babbo Natale ci ha portato il barile di greggio a 34 dollari… E’ uno di quei regali che non si capisce se sia un vero regalo o una punizione. Come quando regalano al pargolo la batteria per suonare. D’altra parte, a pensarci bene, il petrolio è un parente molto prossimo del carbone.

Su come si sia passati dai 144 dollari di luglio ai 34 di oggi, gli economisti possono sbizzarrirsi ampiamente… Sicuramente i 144 dollari avevano al loro interno una notevole dose di speculazione. Era stato detto, e ridetto.

Eravamo tutti più ricchi, prima del grande collasso finanziario, ed il suo trasferimento all’economia reale.

Ora la domanda è crollata. Non ho dati freschi, ma credo che lo stop delle navi che portavano i carichi di merce dalla Cina all’America e all’Europa influisca molto su questa quotazione.

Ovviamente la cosa ha aspetti positivi e aspetti negativi. Diamoci un'occhiata.

Aspetti positivi: in una recessione come quella che viviamo, avere l’energia a basso prezzo è un’importante fattore. Ci dovrebbe aiutare ad uscire più velocemente dalla crisi. Certo, preferiremmo tutti pagare il petrolio un occhio della testa in un’economia che vola, ma se l’economia sta ferma, o indietreggia, il basso prezzo del petrolio può aiutare a ripartire. Per esempio il prezzo delle merci dovrebbe calare (sta calando), sia per i costi di produzione che di trasporto. Inoltre muoverci e riscaldarci costa sicuramente di meno, a tutti.

Un altro aspetto positivo è che si è interrotto il fiume di denaro che si dirigeva verso i Paesi produttori. La cosa non è buona in se’, anzi. Abbiamo di nuovo molti milioni di poveri.

Ma visto l’uso che questi Paesi avevano cominciato a farne, non c’era da stare tranquilli. Ad esempio la Russia aveva ricominciato a parlare di armamenti e ad avere un certo atteggiamento aggressivo nei confronti dei vicini.

Adesso anche a Mosca si deve ricominciare a parlare di economia, di amicizia e di integrazione. Spendere i soldi del petrolio per il pane e non per i cannoni.

Aspetti negativi: non sono pochi, paradossalmente anche di più di quelli positivi.

La caduta del prezzo del petrolio mette una seria ipoteca su tutti gli investimenti legati all’efficienza ed autonomia energetica. Dalla costruzione delle centrali nucleari, alla sostituzione della macchina vecchia, il ritorno sull’investimento è crollato.

In mezzo ci sono una marea di investimenti piccoli e grandi che vengono fermati… quindi anche questo è un rallentamento dell’economia.

Alcuni esempi:
- potrebbero essere chiusi molti giacimenti marginali, come quelli del Mare del Nord. Giacimenti costosi da sfruttare, che comunque mettevano in moto una considerevole quantità di quattrini (l’economia delle piattaforma, la produzione degli elicotteri, etc.);

- io non vedo la necessità di sostituire l'auto, e quindi cerco di tirarla per almeno un altro paio d'anni;

- il mio collega non vede la convenienza di installare uno scaldabagno solare, visto l'abbassamento delle tariffe;

Questa è una delle maledizioni del petrolio.

La sua sostituzione su basi di pura convenienza economica è sempre minata dal fatto che, non appena si comincia a pianificare seriamente di farne a meno, il suo prezzo crolla e rende antieconomica qualunque altra forma di produzione di energia.

E per la bicicletta?

Andare in auto è meno costoso, certo, ma il prezzo basso del petrolio per adesso non cancella la crisi. La riduzione del costo della benzina è notevole, ma anche l’economia ha rallentato.

Malgrado la stagione, io vedo sempre più ciclisti.

Comunque, pur tifando per la bicicletta nessuno vuole che si imponga per pura fame…
certo che, girando meno soldi, sarà comunque più difficile convincere le amministrazioni pubbliche a dedicare risorse per le due ruote a pedali…

mercoledì 24 dicembre 2008

Domenica per il centro...

Domenica 21… Che giornata meravigliosa! Francamente avrei preferito dileguarmi tra i boschi, ma per via delle necessità realistica e di una brutta influenza della figlia, ho deciso di limitarmi ad una crociera mattutina per il centro.

Migliore mattina non poteva essere… Sole, aria tutto sommato tiepida. In definitiva anche poche macchine. Superato il quasi centro, la strada correva via abbastanza libera.

La bici si conferma un mezzo superiore per lo shopping, specie se compri cose di dimensioni umane (libri, CD, penne stilografiche… inoltre si unisce l’utile dello spostamento al dilettevole dell’esercizio fisico e dell’aria aperta.

Tra le altre cose, ho preso la pista di Via Cicerone, quella che attraversa Via Cola di Rienzo. In effetti è un magnifico esempio di arredo urbano. Ampia, rossa, frizzante, fa molto salotto. Peccato che le bici fossero pochine pochine… spero aumenteranno.

Dal punto strettamente ciclistico, avrei preferito una soluzione mezza pista per lato, però ammetto che la doppia pista dà un senso di calore… chissà cosa ne pensano in Prati, ma direi che sia nettamente sott’utilizzata rispetto alle possibilità. Forse anche perché dall’altra parte non arriva al Lungotevere, ovvero all’area di Castel Santangelo. Spero che con il rifacimento del giardino di Piazza Cavour comprenda l’anello mancante…

Ho però paura che l’utilizzo di tanto spazio per le bici abbia provocato le proteste di più di un automobilista. Non vorrei che l’effetto della pista, almeno sul breve periodo, fosse quello di rallentare gli ulteriori programmi (se ve ne sono).

Comunque auspico l’aumento della capillarità delle piste. Ad esempio Via Carlo Alberto Dalla Chiesa, sempre in Prati, potrebbe tranquillamente ospitare una magnifica pista… tutte connessioni in più, aumenta l’utilità.

Continuando per Viale Angelico, sono arrivato a pochi minuti da un frontale tra due macchine, all’incrocio tra Viale Angelico e Viale Mazzini. Macchina da buttare o quasi, ma gran profluvio di airbag aperti e quindi nessuno dovrebbe essersi fatto male.

Sono tornato verso casa per ponte Risorgimento, Valle Giulia, Villa Borghese, etc. A casa la figlia era resuscitata e la sera ha pensato bene di andare ad una festa.

Io invece dei boschi del Viterbese ho visto la foresta di Fangorn ne Le due Torri…

sabato 20 dicembre 2008

Shopping e forature… ma che bella la pista sulla Prenestina!

L’uscita di domenica scorsa mi ha lasciato la gomma anteriore sgonfia… Moscia… Sono andato avanti due giorni rigonfiandola prima di ogni tratta. Poi, l’ultimo giorno, mi sono fatto prestare la bicicletta da un nolente membro della famiglia poi, sabato mattina, sono capitolato, e ho sostituito la camera d’aria.

Come un chirurgo ho estratto dal copertone una scheggia di vetro di circa 6 mm di lunghezza… Con il vetro siamo alle solite!

Sabato pomeriggio ho avuto il buon senso di prendere la bici per lo shopping. Prima di tutto sono passato a casa da mia madre, per lasciare un pacco. Ritorno giù, prendo la bici, 10 metri e… La gomma posteriore a terra.

Sono rimasto tranquillo. Sono andato al Parco di Villa dei Gordiani. Magnifico. Il sole stava tramontando e illuminava di arancione vivo la parte alta del colombario… Mi sono seduto su di una panchina, ho rovesciato la bici davanti a me,e ho cominciato l’operazioni di riparazione della camera d’aria.

Fortunatamente il foro era bello netto, quindi l’ho trovato subito. Nel frattempo il cielo di Roma mi regalava (ci ha regalato) un tramonto meraviglioso, con le nuvole che a poco a poco si accendevano di rosa intenso. L’aria era tiepida, e così mi sono goduto una meravigliosa mezz’oretta di calma, godendomi la fine del giorno.

Rimontata la gomma ho preso la Prenestina diretto alla Stazione termini. Da Largo Preneste ho imboccato la pista realizzata sul marciapiedi. Bellissima la pista sulla Prenestina, un vero esempio di come andrebbero fatte le cose.

I due marciapiedi sui due lati della Prenestina sono stati rifatti, ed è stata integrata in ciascun lato una pista larga non più di un metro. Basta per stare alla larga dalla strada e non correre rischi inutili. Il costo non credo sia maggiore di quello del normale rifacimento del mariciapiedi.. quindi solo vantaggi per tutti.

Ripeto: un vero esempio per tutta Roma, il sindaco Alemanno dovrebbe vedere come con pochi quattrini (rispetto al rifacimento dei marciapiedi) si possono ottenere risultati eccezionali.

Dalla stazione sono stato alla libreria Feltrinelli e quindi a casa.

Aggiungo una nota di merito per gli automobilisti nella zona di Piazza Vittorio. Da Porta Maggiore a Termini le corsie sono strettissime, e per la maggior parte del percorso le biciclette non possono essere superate. Tutti gli automobilisti che ho incontrato sono stati tranquilli e mi hanno superato quando possibile, senza alcun gesto di impazienza, mai.

Aggiungo che una route ciclabile a Piazza Vittorio non starebbe affatto male.

giovedì 18 dicembre 2008

Passata è la tempesta?

Le previsioni ormai sembrano indicare una tendenza al miglioramento del tempo, ed è tempo di tirare qualche bilancio di questi giorni di alluvione un po’ si’ ed un po’ no’…

Passa la piena ed io mi scanso: per fortuna Tevere e Aniene hanno fatto i buonini. Non che i danni non ci siano stati, e purtroppo anche due vittime (sebbene la seconda abbia forse tenuto un comportamento apertamente imprudente). Per fortuna Bertolaso ha riportato al centro dell’attenzione la necessità di una costante manutenzione del territorio quale principale forma di mitigazione delle calamità naturali.

Pioggia continua: per quanto mi riguarda martedì mattina sono arrivato al top della sopportazione. Non avrei tollerato pioggia battente per molto tempo ancora.

Barconi: dice che si sono staccate tutte le bitte dell’ormeggio... Impressionante vederli al livello della strada… Ma siamo sicuri che sia una cosa saggia avere tanti barconi sul Tevere, con il suo regime torrentizio?

Biciclette: viste di più di quanto me ne aspettassi, tutto sommato rimangono un buon mezzo di trasporto, in quanto sono praticamente trasparenti ai blocchi della circolazione. Piuttosto, quelli che mi prendevano per il culo a proposito della realizzazione di piste ciclabili coperte, spero si siano ricreduti.

Riposo biologico: questa settimana ho usato poco la bici, mentre mi sono trovato ad usare l’auto in varie occasioni. Il pericolo più grosso (per ciclisti e pedoni) era rappresentato dallo stato di appannamento costante dei finestrini, malgrado l’abbondante profluvio di aria calda.

Blocco delle auto: Lunedì stavo sull’autobus che arrancava in mezzo al traffico. Pioggia battente, autista (donna) che smadonnava contro le auto… Mi sono chiesto: Perché il sindaco in una giornata così non pensa a bloccare la circolazione delle auto private? Mi sono risposto 20 minuti dopo, alla stazione della metropolitana di Piazza Bologna, quando ho dovuto aspettare 5 convogli prima di salire in un angolino piccolo piccolo.

Arcobaleno: io non l’ho visto, voi?

domenica 14 dicembre 2008

I ponti di Bertolaso County

Sabato e domenica mi sono unito all’orda anomala e sono andato a gustarmi il Tevere in piena. Ovviamente in bici!

Sabato era iniziata bene, ma il pomeriggio, a dispetto delle previsioni, ha messo rapidamente a brutto. E’ cominciata una pioggerellina fine ma non gelida. Adeguatamente protetto ho continuato il mio giro lungo il Tevere.

Ovviamente la pista non era percorribile, se non con il pedalò, e quindi ho ripiegato sugli argini. Ponte Milvio era chiuso, a causa del pericolo piena. Non potendo attraversare il fiume, ho continuato sugli argini verso il centro.

Ho scoperto che da Ponte Milvio, lato auditorium, il Lungotevere Salvo D’Acquisto, che poi diventa Lungotevere Flaminio, è dotato dal lato fiume di un magnifico marciapiede ampio e ben tenuto, che arriva fino a Ponte Risorgimento, per la bellezza di 2,4 km.

Pertanto il Sindaco potrebbe fare bellissima figura sparando una pista gradevole e utile, anche nella prospettiva della realizzazione del Ponte della Musica, la passerella pedonale (spero anche ciclabile) di prossima costruzione.

L’unico punto critico lo abbiamo all’altezza del TAR, dove per fare posto alle auto parcheggiate a spina di pesce, il marciapiede è stato affettato lasciando non più di un’ottantina di centimetri, con qualche palo in mezzo, difficoltà peraltro ampiamente superabile recuperando mezzo metro al parcheggio.

Domenica ha portato il sole. Inspiegabilmente, malgrado il vistoso abbassamento del fiume, Ponte Milvio era ancora chiuso e piantonato da 2 vigili (lato auditorium), 4 vigili e due carabinieri dal lato del Lungotevere Maresciallo Diaz.

Stupito ho fatto il giro dal Foro Italico e ho percorso, insieme ad un nugolo di altri ciclisti, la pista verso Castel Giubileo. Al ritorno ho continuato per la pista di Via Capoprati (sempre la stessa, ovvio) con sorpresina finale: all’altezza di Largo Maresciallo Giardino, un Vigile molto zelante aveva nastrato l’accesso alla pista, cercando di impedire il passaggio ai ciclisti.

Il Vigile, simpatico e coi baffoni, era visibilmente imbarazzato. Infatti i suoi ordini erano chiari. La pista ufficialmente era chiusa. Che poi dall’altra estremità (della pista) non lo considerassero, lo metteva in seria difficoltà.

In particolare un capofamiglia (6 persone, tutti in bicicletta, la più piccola con ciuccio e bici a rotelle), faceva notare che era arrivato dalla pista e voleva solo tornare indietro fino a Ponte Milvio senza essere costretto a portare i pargoli per strada. Come dargli torto?

Morale: tenere chiuse piste e ponti in una giornata di sole e livello basso del fiume non è stata una buona idea. Un altro vigile mi ha detto: “E’ chiuso per la piena”. Al che io indicando il fiume ho detto “Ma è finita la piena…” e lui “Ha ragione, anche perché ci volgiono due minuti a chiudere il ponte in caso di pericolo”.

Bilancio: molte ore lavoro di poveri vigili per nessun pericolo… Forse dovremmo migliorare la nostra efficienza…

giovedì 11 dicembre 2008

Roma Sommergibilista







La tecnica pedalistica ci viene in aiuto anche in questi giorni… In particolare riporto le immagini di un certo numero di sommergibili a pedali impiegati nell’International Submarine Race che si svolge negli Stati Uniti tutti gli anni…





Una simpatica iniziativa che permette a team universitari di misurarsi nella realizzazione di piccoli sottomarini a pedali…





Gli americano sono lungimiranti… Magari gli studenti riescono a tirare fuori un bel sottomarino lanciamissili a pedali.



Godiamoci le foto e immaginiamocelo ad un incrocio a Ponte Mammolo… oppure aulla pista del Tevere, che in questi giorni è un tantino umidina.


mercoledì 10 dicembre 2008

Quindici miliardi all’industria automobilistica americana per aumentare gli investimenti…

Molto probabilmente il nuovo Presidente degli Stati Uniti non aveva veramente scelta, e ha dovuto destinare 15 miliardi all’industria automobilistica.

Con 15 mld in più nell’industria automobilistica avremo sicuramente un aumento degli investimenti… di pedoni, ciclisti e motociclisti!

Chiaro che se si sbraga l’industria automobilistica nessuno può stare allegro. Però è anche vero che finanziare l’industria per continuare a fare modelli di auto che devastano l’ambiente, tipo i SUV, beh forse anche l’industria ciclistica dovrebbe chiedere un po’ d’aiuto…

D’altra parte, anche Obama le sue condizioni anti-industria le ha messe… sono che sono anti industria aeronautica. Infatti mi pare che i CEO debbano farla finita con l’uso dei jet executive… Allora diciamo pure che i soldi ci sono se l'industria si mette a fare modelli rispettosi per l'ambiente e a velocità controllata (controller ad assetto variabile).

Infatti, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle “i”, la condizione sugli aerei è altrettanto industricida… Se qualunque scemo può prendere un SUV dove basterebbe una Smart, solo per non mandare a fondo l’industria automobilistica, allora non si vede perché il CEO debba attraversare gli USA in aereo di linea invece del jet privato…

Come camperanno i fabbricanti di jet privati? E gli operai che li costruiscono? questi sono operai come tutti gli altri, e non di lusso, almeno non più di quelli dell'industria automobilistica.

lunedì 8 dicembre 2008

A spasso per Roma

Tornato da un giro per l’Italia, e convalescente da una fastidiosa laringite, ho finalmente ripreso la bicicletta dopo quasi una settimana di stop, per una tranquilla passeggiata per Roma, godendomi il meraviglioso tempo di questo inizio di settimana.

Il programma originario era di limitare la gita per non affaticarmi troppo. Quindi avevo pensato di scendere per Valle Giulia, farmi la pista del Tevere fino a Trastevere e quindi salire sul Granicolo fino a Villa Panfili.

In fondo a Via Giulia la prima sorpresa: mi trovo un’auto che risale la pista ciclabile. Prima che possa dire qualcosa (tra le tante che pensavo) il guidatore tira giù il finestrino e comincia a scusarsi: “Devo caricare una cosa in macchina!”… va bene, va bene.

La seconda sorpresa l’ho avuta arrivando al Tevere. Non avevo realizzato che il nostro caro fiume, durante la mia breve assenza, aveva coperto le banchine, lasciando, come il Nilo, un po’ di limo… e altri detriti. In particolare, incastrato nel pilone del ponte della metropolitana (Ponte Nenni), un albero ostruiva tutta la pista. Lieto del manifestare della potenza del nostro fiume, ho fatto una virata di 180 gradi e ho percorso la pista verso Castel Giubileo.

Bella la giornata, bello il fiume, che sta appena ritirandosi dalla piena. Bello il sole, l’aria tiepida. Insomma pedalando piano piano arrivo ad un altro stop… Infatti è stato aperto un cantiere di lavori di manutenzione, e quindi non si arriva a Castel Giubileo, ma ad occhio e croce a metà della strada tra Castel Giubileo e Ponte Milvio.

Ancora un giro di 180 gradi e torno verso Ponte Milvio. Imbocco il ponte e prendo la pista dell’Auditorium. Arrivato all’auditorium, trovo il solito problema… Ovvero il villaggio di tende che si rinnova sempre occupa il pezzo di pista dell’auditorium. Accade per la festa del cinema, Natale, Capodanno, ed ogni occasione di intrattenimento… Pazienza.

Mi allontano zigzagando fra gli astanti e risalgo per Viale Pildsusky e Viale Parioli. L’inizio della pista è inaugurato da un bel monovolume nero con i vetri fume’ messo di traverso sull’imbocco della pista. Mi trattengo a stento dal lasciare un ricordino sulla fiancata…

All’altezza della Moschea, trovo uno scooter sul cavalletto con due ragazze sui 16/17 anni che occupa l’intera larghezza della pista. Per passare mi devo fermare, e le chiedo: “Perché occupate tutta la pista?” e quelle, con fare alla che-cavolo-vuole-questo-matusa mi rispondono: “ Non sapevamo dove parcheggiarlo”. Al che io rispondo romanamente: “ E sti (***), non lo mettete sulla pista “ e loro “Ma noi ti abbiamo risposto educatamente, perché ci rispondi così?” “Perché i motorini che occupano tutta la pista mi fanno girare i (***)” (notare che in tutto questo non c’era stato il minimo tentativo di spostare l’attrezzo in modo da lasciare uno spiraglio di passaggio). “E ma per dieci metri di pista occupata tutte queste storie…”.

Al che sono sceso dalla pista, che continuavano ad occupare, e riprendo a pedalare, un po’ incazzato ma soprattutto pentito per essermi lasciato andare. Mi sono chiesto: “Se fossero stati due ultras da 90 kg l’uno l’avrei fatto lo stesso?” D’altra parte mi ero controllato tutto il tempo a spostare di un passetto il motorino per lasciarmi passare non ci avevano pensato minimamente…

L’ultima sorpresa sulla pista accanto all’Olimpica, all’altezza del tennis club Parioli. La pista sta smottando, ed è tutto transennato. Veramente era tutto transennato da parecchio tempo l’inizio e la fine della pista, ma le transenne erano state rimosse e tutti ci passavano tranquillamente.

Ora questo è lo strano. Chiudere quel tratto di pista significa interrompere la pista senza avere altri parti dove passare, visto che l’Olimpica sarebbe off-limits per le bici. Nessuno tra i tecnici del Comune pensa di chiudere la pista e prendere un pezzetto dello svincolo dell’Olimpica per far passare lo stesso le bici… Così come nessuno pensa di continuare la pista dell’Auditorium quando ci fanno le feste sopra, o di fare i lavori solo su di un pezzo della pista di Castel Giubileo…

Per farla breve: le piste ciclabili, visto che non servono a niente, si interrompono (anche per mesi) e basta. Attaccatevi al tram.

Se lo facessero con le strade ci sarebbe la rivolta degli automobilisti…

lunedì 1 dicembre 2008

L’utilità della bicicletta è sempre più apprezzata…

Dal Messaggero di oggi:

(OMNIROMA) Latina, 01 dic - Mettevano a segno rapine arrivando sul luogo prescelto per il colpo in sella alle biciclette. Da qui all'operazione "Mountain bike" condotta dai carabinieri della compagnia di Latina che questa mattina hanno eseguito quattro arresti tra Latina, Roma e Frosinone. Le indagini hanno permesso di appurare che i quattro sarebbero responsabili di tre rapine: la prima a mano armata messa a segno il primo agosto al supermercato "Sisa Cassandra" di Largo Cirri, a Latina, dove arrivarono in bicicletta e portarono via 6.500 euro.

La bicicletta potrebbe comunque tornare utile nel futuro. Non per niente è considerata da tutti un magnifico mezzo di evasione…

sabato 29 novembre 2008

Per la bici butta male?

L’altro giorno, all’ingresso della metro, mi è stato distribuito un nuovo giornale gratuito, Roma happening, che non aveva mai visto, ma che si propone come filo diretto con il Campidoglio. Il direttore, Vic Antico, ha fatto un’interessante intervista con l’assessore alla mobilità Marchi sul nuovo piano della mobilità che il Campidoglio sta preparando.

Purtroppo ho lasciato il foglio in ufficio, e quindi mi è difficile darvi un estratto dell’intervista. Ma comunque, ho potuto constatare che le parole “bicicletta” e “pista ciclabile” nell’intervista non compaiono mai..

Questa assenza potrebbe essere anche solo casuale, e semplicemente dipendere dall’intervistatore e non dall’intervistato. Non è un mistero che la mobilità ciclabile sia considerata un lusso da radical-chic da molti, che vedono di cattivo occhio l’impegno anche solo di qualche “per mille” del budget per piste ciclabili e rastrelliere.

Da parte mia, oltre alla mia esperienza personale, posso dire che l’uso della bicicletta sta aumentando lentamente ma con costanza, ed appare il mezzo più adatto a complementare l’utilità della rete di metropolitana di Roma.

Roma ciclista aveva anche scritto all’Assessorato per ottenere lumi sulla futura politica pr Roma ciclabile. Purtroppo ancora nessuna risposta dalle Istituzioni…

lunedì 24 novembre 2008

Ooops… Mi sono dimenticato la ciclabile.

Su Repubblica di sabato scorso si parlava del raddoppio della Tiburtina.

La Via Tiburtina, la strada che porta a Tivoli, condivide l’infausto destino delle principali consolari romane: la mancanza di pianificazione urbanistica le ha costrette in mezzo ad insediamenti che le hanno soffocate.

In particolare la Tiburtina scorre tra i maggiori insediamenti industriali romani, enei giorni lavorativi assomiglia ad un incubo. Finalmente è stato deciso di fare qualcosa, 6 km di raddoppio, e al centro un corridoio della mobilità per i mezzi pubblici.

Guardiamo bene, manca qualcosa (disegno preso da "La Repubblica")? Certo! Ci siamo dimenticati la ciclabile! In effetti l’articolo pubblicato diceva che sarebbe stato fatto il possibile per integrare un percorso ciclabile. Va notato che la l’uso della bicicletta sulle strade extraurbane è nettamente più pericoloso dell’uso della bicicletta in città per vari fattori: larghezza della strada, velocità delle macchine, illuminazione, etc… Quindi le piste ciclabili sono molto più importanti fuori della città che dentro la città.
Plaudiamo alla buona intenzione, ma ci chiediamo… Che (***) di specifiche di progetto hanno questi signori, se nel 2008 ancora progettano raddoppi se non includono le piste ciclabili? Se questa è la situazione degli uffici tecnici comunali, ragazzi, siamo nello strame.

domenica 23 novembre 2008

L’importanza delle rastrelliere e stracciar le patenti

Rispondo con un post a due commenti che ho ricevuto…


Rastrelliere
Caro Nicola, l’importanza delle rastrelliere è fondamentale! Mi trovavo a passare per la stazione di Firenze, Santa Maria Novella, e ho visto come ci fossero legate, alle rastrelliere all’esterno della stazione, 100/150 biciclette. Evidentemente erano biciclette lasciate lì da pendolari, persone che arrivavano a Firenze da fuori e si muovevano in città con il mezzo a due ruote.

A Roma , in mancanza di un vero parcheggio per le biciclette alla Stazione Termini, io non avevo potuto fare lo stesso. Sarei tranquillamente andato a Termini e tornato con la bicicletta, evitando di spostare l’auto o senza affidarmi all’incertezza domenicale dei mezzi pubblici.

Stracciar patenti…
Caro Rondone, io valuto che a Roma ci siano dalle 10 alle 100 mila patenti di troppo, date a persone destinate a farsi male o a far male a qualcun altro. Stracciare le patenti non è facile e va inquadrato nella realtà italiana.

La realtà italiana vede la costante contrazione della spesa pubblica, per cui è stata diminuita la presenza delle forze dell’ordine sulle strade. Quindi la multa è stata affidata alle macchinette automatiche, che sono efficaci dissuasori ma hanno il difetto di non permettere la contestazione direttamente al guidatore. Pertanto molto stesso è oggettivamente impossibile stabilire chi era alla guida in quel momento ed i punti sono spesso detratti dalle patenti di prestanome (spesso i Rumeni tuttofare).

Lasciando perdere gli episodi di semafori truccati e autovelox starati, sui quali occorrerebbe essere inflessibili, è chiaro che nel caso di multe con le macchinette occorre anche prendere provvedimenti di blocco temporaneo o di confisca del veicolo. Se devi lasciare la tua auto al comando di Polizia per tre mesi (e pagare il parcheggio) diventa dura…O addirittura in casi estremi (magari limiti di velocità violati sopra un certo limite dovrebbe scattare la confisca del veicolo…

Da tutto ciò rimane escluso il sanzionamento di quei comportamenti pericolosi non registrabili con macchinette.
Sorpassi azzardati, mancato rispetto della distanza di sicurezza, etc. In città ne sappiamo qualcosa, i Vigili Urbani non riescono (o non vogliono) intervenire su questo.

Come fare? Be’ io direi di far girare auto civetta con telecamere. Mettile sulla Pontina, a 100 all’ora sulla corsia di sorpasso, e comincia a (***) tutti quegli (***) che ti si mettono dietro a 2 metri di distanza…

Immagini a quanti ritireresti la patente in breve?

Scusa per la volgarità ed il maschilismo delle espressioni, ma…

sabato 15 novembre 2008

Ancora alcool più droga

Riporto di seguito una notizia agghiacciante, estratta e opportunamente privata di nomi, cognomi e luoghi.

(15 novembre) - A (…), un avvocato di 33 anni, (…), di (…) è stato arrestato dai carabinieri di (…) dopo aver travolto e ucciso con la sua auto un immigrato, probabilmente africano.
L'uomo, (…), non si è accorto di un ciclista che lo precedeva: con la vettura, probabilmente ad alta velocità, lo ha fatto volare dalla bici. L'uomo probabilmente un immigrato extracomunitario, probabilmente sui 30 anni, è morto sul colpo a causa delle gravi lesioni provocate dall'impatto. La salma è stata portata al (…) per l'autopsia. (…) è stato bloccato dai carabinieri sul posto dell'incidente, arrestato con l'accusa di omicidio colposo e guida sotto l'influenza di sostanze alcoliche e stupefacenti. Gli è stato riscontrato un tasso alcolemico di 2,5 grammi per litro contro un massimo di 0,5 e la positività alla cocaina. Sembra che (…)stesse tornando da una festa organizzata per celebrare una vittoria in una causa importante


Io no so’ bene quale follia prenda le persone. Ma cosa si può fare? Anche a Roma spesso, ai semafori, si vedono le persone che si passano gli spinelli, compreso il guidatore.

Addirittura una sera c’era una ragazza che da sola si stava fumando un bello spinellone. E non era una sigaretta artigianale perché l’odore arrivava fino nella mia auto (Quella fatta da Herr Opel).


Ora cosa succederà? Beh, conoscendo l’Italia, l’avvocato in primo grado si prenderà 7 anni. Poi però in secondo grado si comincerà a dire che in effetti l’immigrato era clandestino… E quindi era colpa sua perché nn avrebbe dovuto essere lì… Oppure che era di notte ed era senza luci (probabilissimo, magari).
Insomma il tutto si strascinerà fino alla prescrizione. D’altra parte a cosa servirebbe prendersela con l’investitore? Sarebbe già tanto se gli levassero la patente e non gliela ridessero più.

Dopodichè ognuno ha la propria coscienza. Per quanto mi riguarda, spero sempre di non trovarmi da nessuna delle due parti, ma specialmente dalla parte dell'investitore.

mercoledì 12 novembre 2008

Presto, compriamoci un’altra automobile!

Facendosi la barba si sentono un sacco di notizie. Per questo noi uomini siamo generalmente più informati. Tra una tragedia umanitaria in Africa e una turbolenza scolastica, mi ha colpito la notizia della crisi dell’industria automobilistica… meno 26%, nel 2008.

Sarà stato per l’acqua scrosciante, non ho capito esattamente a cosa si riferisse il mitico 26%. Se al fatturato dell’industria, al numero delle unità vendute… Se si riferisse al venduto fino ad ottobre, etc. etc.. Comunque la quantità è imponente.

Una nota comune in tutti gli excursus utopici quali il mitico “La città senz’auto” quando Ripa di Meana era Commissario Europeo all’Ambiente, è il non saper riconvertire l’industria automobilistica… In questo è identica all’industria bellica. Prendiamo il rapporto tra trattori e carri armati. Dal punto di vista industriale non c’e’ paragone. Quanti trattori ci vogliono per arare un campo di 500 ettari… supponiamo 4. Quanti carri armati ci vogliono a difendere lo stesso campo? Dipende da quanti ne ha il nemico. Se ne ha 100, magari 120…

L’industria automobilistica beneficia di ragionamenti analoghi. L’auto è in genere molto surdimensionata rispetto alle reali esigenze di trasporto. Sappiamo che è uno status symbol (vedi I SUV) e che le sue prestazioni ormai travalicano le qualità guidatorie del proprietario. I benefici ci sono: le auto moderne sono oggetti magici… veloci, silenziose, sicure e potenzialmente molto parche nei consumi, sicuramente molto di più delle loro progenitrici. Provate a guidare una FIAT 124 e vedrete… e anche più economiche, almeno a parità di prestazioni.

Ora però l’industria dell’auto potrebbe starci stretta. In tempi di crisi generale, riaprmiare sull'auto, rimandarne la sostituzione, è una delle soluzioni classiche. I fabbricanti di auto, poverini, si trovano in un terribile dubbio: devono continuare a proporre al mercato modelli da soddisfazione o ripiegare su modelli da trasporto razionale? Sbagliare questa scelta può significare il fallimento e la povertà per decine di migliaia di famiglie, nonché un duro colpo all’economia della nazione.

Insomma, dovremmo tutti, a questo punto, pensare a cambiare l’auto, anche noi Marziani. In effetti la mia è del 1993. Fu fatta all’epoca tutta a mano da un artigiano austriaco, tal Herr Opel. Era tanto bella che la chiamò “Astro”, ma il primo proprietario, sensibile al fatto che l’auto è femmina, e che “Astro” nel traffico te ne tira troppe appresso, la ribattezzò “Astra”. Era tanto bella che tantissimi me l’hanno copiata, anzi credo che da qualche parte ci sia una fabbrica cinese che ne abbia fatte molte decine di migliaia di copie.

Malgrado funzioni accettabilmente, credo che sia arrivato il momento di cambiarla, magari approfittando dei ribassi… Aiutiamo l’industria dell’auto.

Spero che diano almeno una bicicletta in omaggio (mi pare lo facciamo la Mercedes e la Ferrari).

martedì 11 novembre 2008

Quando la bici sostituisce il bus… ma non l’auto.

In occasione dello sciopero di lunedì scorso, ho visto un’altissimo numero di ciclisti a girare per Roma… questo ahime’ dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che purtroppo l’insieme dei ciclisti e l’insieme degli automobilisti, non si intersecano.

Ciò non è proprio vero, intendo che non è una regola, ma la sensazione e l’esperienza fanno vedere che sia più probabile la transizione da bus a bicicletta che da auto a bicicletta. Ciò rende più efficiente il trasporto privato e meno affollati i bus, ma non risolve il problema del traffico ne’ quello dell’inquinamento.

Le ragioni? Ci interroghiamo in proposito, ma direi, senza tema di smentita, che la principale è la natura dell’automobilista. Infatti se uno resiste alla routine della macchina, alle code, al traffico, senza passare allo scooter, allora difficilmente passerà alla bicicletta.

Ovvero, evidentemente ha ottime ragioni per prendere l’auto. Parcheggio a disposizione, vestito, accompagno di bimbi o altri parenti, rigetto del mezzo pubblico… più semplicemente quantità e caratteristiche del percorso (strada, orario, etc.). Convincere questa platea di irriducibili appare molto arduo, direi una missione impossibile. Magari qualche stufo/arcistufo ci sta, ma avventurarsi sulla bici appare a quest’ultimi un azzardo intollerabile.

Se dovessimo, sempre a sensazione, organizzare gli utenti per categorie e bisogni, avremmo una specie di tabellina:

- Individualisti (rigetto mezzo pubblico) auto moto bici piedi
- Elegantoni auto bus piedi moto
- Comodoni (rigetto intemperie) auto bus piedi -
- Frettolosi moto auto bus bici
- Accompagnatori auto moto bus piedi
- Risparmiatori piedi bici moto auto
- Salutisti bici piedi - -

Quale di queste categorie è possibile convertire alla bici? Allora… Lasciamo perdere comodoni ed elegantoni, possiamo prendere un po’ di Frettolosi e di Individualisti sulle brevi distanze. I frettolosi con il bike sharing in aggiunta alla metro.

Se invece andiamo per categorie di utenti, il mondo del bus è pieno di persone che ne farebbero volentieri a meno, per vari inconvenienti tipici del bus. La metro è un po’ differente, in quanto ha raggio d’azione e velocità tipicamente proprie. L’utente della metro puo’ essere sedotto solo dal bike sharing, e anch’io lo farei volentieri.

In effetti, a pensarci bene, l’elegantone può essere portato sulla bici da elegantoni… Belle biciclette esposte negli aeroporti, sellino in pelle, tinte vellutate, freni a bacchetta… Purchè non si debba andare in salita sono bellocce… Ovviamente non vanno lasciate legate nei pressi della stazione Tiburtina… Suggerisco il baretto di Via Panama o meglio, il Cafe’ de Paris al Pincio.

domenica 9 novembre 2008

Era un po’ che non bucavo… Paraponziponzipo’

Domenica ho chiuso il mio periodo di libertà dalla foratura. Non è stato un brutto periodo... Domenica pomeriggio, dopo una mattina di duro lavoro casalingo nella giornata più bella d'autunno, sono andato a prendere la bici da città per un giretto nel meriggio dorato, e ho trovato la gomma anteriore a terra.

Ho cambiato bici e ho preso quella da fuoristrada (montagna mi sembra troppo impegnativo) e mi sono fatto un bel giro lo stesso, scarrozzando sempre all’interno di Villa Ada, fino all’imbrunire. Poi ho sconfinato sulle piste ciclabili… Ponte Milvio, Ponte Risorgimento, Valle Giulia, Villa Borghese, Via Panama e poi a casa.

A Valle Giulia sono un po’ di giorni che la strada è completamente al buio. Ho acceso la luce a batteria, lampada alogena, e mi sono concentrato a cercare di evitare buche ed altro… Ero così concentrato che mi sono accorto di un pedone che camminava al buio sulla pista solo dopo che l’ho sfiorato (in effetti non era davanti a me…).

Tornato a casa ho riparato la camera d’aria dell’altra bici, approfittando dell’occasione per sostituire il battistrada piuttosto provato. Il buco era in effetti piccolissimo, quasi non lo trovavo… Ma tant’e’.

Tutto sommato è una fortuna che lo sgonfiamento sia stato così lento da non impedire il rientro a casa.
Nota: sul sito del Corriere un articolo commenta il nuovo rapporto di Legambiente sulla mobilità in bicicletta. Appena lo scarico da Internet ve o commento anche io. Da quello che ho letto, mi pare che Roma Ciclista aveva già detto le stesse cose…

giovedì 6 novembre 2008

L'elezione di Obama, influirà sulle biciclette a Roma?

Qualcuno si è posto questa domanda? Solo Roma Ciclista se la pone e può darvi la risposta:

R:"Forse che sì, forse che no... Ah, magari saperlo!"

Dopo questo scoop che vi permetterà di programmare le vostre azioni future, passiamo ad un po' di Totobama, che è sicuramente un gioco di moda in questa settimana. Afghanistan, scudo stellare, assistenza medica gratuita, clima... con il cambio dell'Amministrazione (Administration per eccelenza) tutti questi temi saranno ridiscussi.

Mi apsetto in particolare un'inversione di tendenza sul clima. Infatti la posizione del Presidente George W. Bush, pur se non priva di fondamento o realismo economico e politico, appare sempre più lontana da ciò che dovrebbe essere fatto.

Considerate anche le posizioni di Al Gore, che forse avrebbe dovuto essere presidente al posto di George W, credo che i Democratici (quelli con la "D" maiuscola) rivedranno la politica ambientale americana... la quale, non dimentichiamo, ha per molti versi inventato la questione ambientale.

Due temi per tutti: il bando dei motori a due tempi de i carburatori anti-benzene. Per quanto riguarda i secondi, mi ricordo che negli USA già erano obbligatori negli anni 70.

Per il motore a due tempi, proibito da sempre negli USA, ma mai abbastanza vituperato, lo scandalo è che noi continuiamo ad usarlo, anzi abbiamo coniato anche un Euro 4 dei due tempi, tanto per prenderci in giro... con la quantità di motorini due tempi in giro non c'e' niente da scherzare.

Comunque sia, è probabile che l'avvento di Obama porti ad un mutamento di rotta negli USA, e quindi di un più deciso passo verso la riduzione delle emissioni.

Per l'Italia una necessità in più di ricorrere a tecnologie pulite, ad esempio la bicicletta (la mia dovrei pulirla più spesso di una volta ogni tre anni).

D'altra parte, se Obama decidesse di perseguire qualche grossa riforma come dare agli americani una forma di assistenza sanitaria grtuita, allora potrebbe essere tentato di abbandonare la questione ambientale per non porre ulteriore burden sulle spalle dell'economia.

Come si vede forse sì, forse no...

martedì 4 novembre 2008

Co’ ‘sta pioggia e co’ ‘sto vento...

Sarebbe stata la giornata bici perfetta. Un appuntamento di lavoro al vecchio San Michele, quindi giustappunto all’uscita della pista ciclabile del Tevere. Non fosse stato per la necessità di vestirsi in “alta” uniforme e per la pioggia annunciata (poi è arrivata la sera) sarei uscito da casa, avrei imboccato la pista di Via Panama fino a Ponte Risorgimento, avrei imboccato la pista del Tevere, sarei sbucato a Trastever e avrei infilato il cortile del San Michele…

Quindi dal San Michele sarei ripartito, avrei preso l’Ostiense e mi sarei diretto tranquillo verso l’EUR.

Questa giornata di sogno in bici, senza dover rinunciare al lavoro, purtroppo non si è realizzata. Però non posso fare a meno di offrire tre considerazioni:

1) Rastrelliere per biciclette: Malgrado il bellissimo megacortile il complesso del San Michele ha posti auto per tutti (Direttore Generale, Capo Dipartimento, etc. etc.) ma neanche una rastrelliera per le bici lì parcheggiate. Funge da rastrelliera la ringhiera di una scala. Per carità, niente di male, ma a Berlino sicuramente la considerebbero una cosa poco elegante;

2) Efficienza dei percorsi ciclabili: in effetti da Porta Portese si può andare all’EUR per piste ciclabili, in ben tre modi. Il primo è da suicidi. Si tratta di congiungersi alla pista della Colombo passando per l’Aventino, sotto la FAO, Piazza Numa Pompilio, e poi via… credo che la distanza sia tra il 140 ed il 210 per cento di quella ortodromica. Da perditempo. Il secondo non l’ho mai verificato, ma consiste nel continuare sulla pista del Tevere ed uscire a Ponte Marconi, e quindi fare Viale Marconi fino alla Colombo. Non malissimo, ma sempre troppo lungo rispetto al cerchio massimo terrestre. Il Terzo sarebbe di continuare oltre ponte Marconi e passare il Tevere dopo il Viadotto della Magliana. Dal punto di vista della distanza migliora, ma purtroppo non so’ esattamente come fare per scendere dalla ciclabile senza finire in mezzo alla Via del Mare. Cmq, appare urgente preparare una pista che costeggi Via Ostiense fino a San Paolo, visto che gli spazi sono abbondanti, in alcuni casi addirittura eccessivi;

3) Piste Coperte: una vecchia idea, mi pare di averla già citata. Non appare difficile realizzare piste ciclabili coperte, ad esempio quella della Colombo… Visto il passaggio agli sgrulloni tropicali, una copertura permanente sarebbe di grande aiuto alla regolarità del traffico ciclistico. Non credo che l’investimento sia terrificante, e se ben realizzato può avere anche un valore estetico. Se poi vogliamo fare gli ecologi, potremmo avere una pensilina antipioggia coperta di pannelli solari, così da utilizzare in maniera doppiamente ecologica anche lo spazio della pista ciclabile… Tanto so che non se ne fa nulla…

domenica 2 novembre 2008

Due giorni strappati alla pioggia








Malgrado le previsioni di piogge terribili, sia sabato che domenica sono stati due giorni più che accettabili per la bici.



Sabato sono andato a farmi la “solita” passeggiata sulla pista Nord, quella di Castel Giubileo. Domenica, ancora non fidandomi del tempo, ho preferito rimanere a Roma. Programma: Villa Ada, Monte Antenne e Pista del Tevere (alla fine 45 km, non malaccio). Comunque la giornata è stata veramente meravigliosa. Ma andiamo con ordine…


Villa Ada e Monte Antenne: bentornato fango, che certo non rimpiango. La parte selvatica di Villa Ada è stata provata dall’ultimo nubifragio. Dalla foto potete vedere uno dei grandi pini caduto sul sentiero. Ci si passa sotto, sembra proprio una scena da Apocalypse Now , oppure il passaggio sui tronchi di Pat Semetary, di Stephen King.








Più che dagli alberi caduti la passeggiata in bici è stata osteggiata da una serie di ostacoli sul sentiero, che mi hanno fatto pensare alla volontà di ostacolare le bici. Dalla foto potete vedere uno dei tronchi a Monte Antenne. Tutti i sentieri selvatici sono interrotti dai tronchi, pezzi di legno, sassi, messi di traverso, sembrerebbe proprio a bloccare le biciclette.

C’e’ anche la possibilità che siano collocati per fungere da punti di appoggio in caso di fango… ma in alcuni punti il fango non si è mai manifestato, quindi io sono per la congiura. In effetti qualche ciclista va rapidino sui sentieri, e si comprende che qualcuno possa esserne infastidito, ma altrettanto si potrebbe dire dei cinofili, coi cani che ovviamente occupano i sentieri. Comunque ho rimosso tutti i blocchi che ho trovato.

Pista del Lungotevere: sono salito sulla pista dall’Auditorium, dopo aver schivato di misura un’auto che non ha notato la rotatoria europea e ne ha percorso un pezzo contromano… anzi, controme’!







Sulla pista ho visto centinaia di ciclisti, forse migliaia. Un vero tripudio di ruote e pedali, che dimostra come l’uso della bicicletta si sia ormai diffuso, basterebbe convincere le persone ad usarla nella settimana lavorativa invece del mezzo a motore.

Il Tevere era finalmente rinato. Pieno d’acqua, anche se ancora abbondantemente sotto il limite della banchina, scorreva allegro, senza emanare i cattivi odori tipici della mancanza d’acqua, quando i liquami si concentrano.

Per evitare la distruzione della prostata passo in volata sul bordino bianco della banchina. Prima o poi il tuffo nel Tevere lo faccio.Sarebbe bello se il Comune passasse l’asfalto sui sampietrini della pista.

La pista del Tevere offre anche vari posti nei quali fermarsi. Io ho comprato un po’ di pizza e mi sono accomodato di fronte all’Aventino, Magica Visione. Dopo mangiato ho sonnecchiato un pochino prendendo il sole.

Tutto perfetto, tranne, purtroppo, il rumore del traffico dall’altra riva… Non si può avere tutto.

NOTA: la qualità (ottica) delle foto non è eccelsa. Raccomando a tutti coloro che siano interessati al miglioramento della parte iconografica di ciccare sugli annunci. I proventi verranno investiti in una nuova macchina fotografica.

sabato 1 novembre 2008

Roma Ciclista Bike Hero Award 2008

La giuria ha decisio di assegnare, con un deciso anticipo rispetto alla fine dell’anno, il Roma Ciclista Bike Hero Award 2008.

Il prestigioso riconoscimento, alla sua prima edizione, premia coloro che si distinguono per la propaganda dell’uso della bicicletta come mezzo di spostamento, e perché no di svago, a Roma.

Quest’anno la giuria era intenzionata a conferire il premio a Lug il Marziano, come riconoscimento dell’intensa attività su Internet per la propaganda dell’uso della bicicletta.

Poi l’imprevisto.

La notte di Halloween la giuria è andata a riprendere la figlia che stava ad una festa. Mentre riaccompagnava a casa l’adolescente, era circa l’una e mezza, si è scatenata una tempesta inverosimile, lampi e tuoni, vento e acqua a catinelle, come non visto da tantissimo tempo.

In mezzo a tutto questo diluvio ecco che a Via Panama la giuria avvista l’EROE: un ciclista che incurante del nubifragio pedala tranquillo con casco e giubbotto ad alta visibilità (stiamo parlando dell’una e trenta di una delle peggiori notti dell’anno…)

Il verdetto è unanime: al ciclista ignoto conquista il Roma Ciclista Bike Hero Award 2008. Lug il Marziano si inchina a cotanto eroismo e rimanda la propria candidatura all’anno prossimo, quando si spera di affiancare alla gloria un premio in danaro.

Anzi, a questo proposito, la giuria raccomanda caldamente a tutti i lettori del blog di ciccare sugli annunci che compaiono nella pagina (tutti prodotti interessantissimi) allo scopo di prepararci al Roma Ciclista Bike hero Award 2009.

giovedì 30 ottobre 2008

Quando il Marziano chiama, Giove Pluvio risponde...

Volevo ringraziare Giove Pluvio per l'impegno messo a riempire i laghi del Lazio, compreso, evidentemente, quello dell'EUR... e anche la cantina del palazzo nel quale abito, e la chiostrina sopra casa, che sopra il vetrocemento dello stanzino avevamo 25 cm d'acqua.

Se andassimo domani a fare il bagno a Bracciano ho l'impressione che troveremmo un bel po' piu' d'acqua, e anche abbastanza fresca.

L'autunno è ormai alle porte. I nostri compaesani nordici stanno già ai cappotti, e la temperatura scenderà a breve anche a sud degli Appennini.

Oggi non ho preso la bici. Vedremo domani e dopodomani, ma le previsioni non promettono tempo sereno. Anche a me un po' di tempo brutto mi fa piacere, vorrei tanto stare a mangiare caldarroste sul limitare di un bosco di castagni... A pensarci bene anche noci di cocco sotto le palme di un atollo, non sarebbero male...

Oggi ho usato gli autobus, ma lo stesso ho visto parecchi ciclisti. Sapete cosa c'e'? L'aumento di numero potrebbe essere veramente reale e stabile, non reversibile.

Sarebbe interessante vedere dati statistici, ma un po' la crisi, un po' la pressione della mentalità nord europea, stanno cominciando a farci cambiare.

mercoledì 29 ottobre 2008

Bike sharing al terzo municipio…

La notizia è apparsa domenica scorsa sulla cronaca romana di Repubblica… Il terzo municipio ha deciso di partire autonomamente con il bike sharing, piazzando una serie di postazioni:

Piazzale del Verano,
Piazzale Aldo Moro,
Piazzale delle Province,
Villa Torlonia.
Per ogni postazione 8 bici, due a pedalata assistita.

La notizia è ottima, perché il l’utilità del bike sharing aumenta con il quadrato delle postazioni, ovvero aumentando la probabilità di avere una postazione vicino alla propria destinazione.

Spero anche che il II municipio lo segua: per esempio una postazione a Piazza Istria, una a Piazza Vescovio, una a Piazza quadrata, una a San Emerenzia, una ad Annibaliano, Verbano, etc... Sarebbe interessantissimo connettere le grandi piazze del quartiere e dare la possibilità di raggiungere in bici le stazioni della metropolitana, evitando un feederaggio col bus, che comunque rallenta notevolmente gli spostamenti.

Tornando al III municipio, sarà effettivamente la conversione alla mobilità della bicicletta? Per adesso il III municipio detiene il record delle occasioni ciclistiche perdute. Infatti è stato rifatto tutto l’asse di Viale Castro Pretorio, quello di Viale dell’Università, quello di Viale Ippocrate, senza che si ponesse un solo metro di pista ciclabile.

A Viale XXI Aprile, dove il marciapiede sembra fatto apposta per la pista ciclabile, sono stati fatti i parcheggi di spartitraffico… E ancora: su Via Nomentana niente si muove, malgrado lo spazio ci sia, a iosa.

Allora, caro III Municipio, siamo contenti che credi nella bici…

martedì 28 ottobre 2008

Giove Pluvio, pulisci le strade e ri-riempici i laghi

Oggi ho sfidato Giove Pluvio, prendendo la bici. Percorso corto, casa fermata della metropolitana. Stamattina un delizioso scirocco che mi ha riportato ai tempi delle planate sotto spinnaker…

Poi, in metropolitana, ho ri-scoperto che si suda più che in bicicletta.

Al ritorno sono miracolosamente passato tra due nembi temporaleschi, arrivando a casa praticamente asciutto nella normale tenuta da bici… E quindi mi sto godendo la tempesta all’asciutto.

E’ andata meno bene a mia figlia, che pur di saltare un altro giorno di scuola si è fatta tutta la manifestazione anti-Gelmini sotto l’acqua. Beata età…

Comunque un po’ d’acqua ci fa bene, anche se non siamo lumache. Sono contento di aver chiuso in bellezza la stagione dei tuffi al lago, adesso che si è scatenato l’autunno. Proprio al lago (Martignano, Bracciano, Vico) era possibile vedere il drammatico abbassamento di livello.

La cosa era inziata già due anni fa. Una signora incontrata su di una nuova spiaggia di Martignano aveva asserito che il livello del lago si era abbassato a causa dei prelievi degli elicotteri antincendio… Le avevo fatto notare che non era possibile, lei aveva insistito. Con due conti al volo le avevo dimostrato che era un’idiota, e lei non aveva preso bene la cosa. Certe cose comunque è meglio stroncarle sul nascere…

Quest’anno l’abbassamento di livello è impressionante. Non avevo mai visto Bracciano in condizioni così critiche. Pontili che sembrano più destinati all’ormeggio di dirigibili che di barche, decine di metri da fare prima di arrivare ai canneti. Da Bracciano direi che mancava almeno un metro d’acqua.

Un po’ è evaporata, un po’ l’abbiamo bevuta. Di fatto da giugno scorso non c’e’ stata una bella pioggia… Adesso ci vorrebbe una settimana di pioggerella fina fina, ma ho paura che ci prenderemo il solito sgrullone…

Sull’acqua mi sa che dovremo aggiogare anche il lago di Bolsena al sistema degli acquedotti. Un amico mi diceva che toglievano l’acqua da Bolsena sistematicamente per evitare che in caso di maltempo il fiume Marta straripasse ancora a Tarquinia. Ma non credo che ci potremo in futuro permettere di sprecare acqua.

Piuttosto per Bolsena dovremmo fare quello che è stato fatto per Bracciano: costruire una rete fognaria come si deve e (forse) vietare la navigazione a motore, in modo da avere un altro sistema di acqua potabile… Comunque sono solo illazioni, senza alcun fondamento tecnico.

Però il divieto di navigazione a motore ha salvato Bracciano. Non abbiamo più sciatori d’acqua, acquascooteristi, motoscafisti e tutta quella pletora di rompiballe che ahimè affliggono i sette mari. Ogni tanto passa qualche barca spinta dai motori elettrici, nel silenzio più totale, che sembra il cigno di Galadriel. Il lago è tranquillo e attraversarlo a remi o a vela è comunque una bella gita, e non 10 minuti di motoscafo.

Comunque, caro Giove Pluvio, mettiti d’impegno e con calma, senza fretta, per favore ri-riempici il lago…

lunedì 27 ottobre 2008

SMS… Sua Marziana Saggezza

Finalmente oggi il figlio ha tolto il gesso… spero di parcheggiare la macchina e di non usarla per un po’ di tempo, complice anche l’occupazione della facoltà di Fisica alla Sapienza. Insomma, oggi ho ripreso la bici e l’ho ormeggiata ad un palo di Viale XXI aprile per prendere la metro per l’EUR.

Uscito dall’ufficio, ho ripreso la metro e sono sbucato a Piazza Bologna. La prima previsione di ieri si è rivelata esatta: con la fine dell’ora legale era diventato buio! (in effetti era già buio quando sono uscito dall’ufficio all’EUR, ma comunque chissà, magari Piazza Bologna è su di un altro fuso orario… )

Cmq, ho attaccato la dinamo e sono partito, ma ecco che, a furia di parlare di luci, il primo imprevisto: la luce anteriore non si accende. Poco male, direte voi. Roma è illuminata abbastanza… Sono d’accordo, ma ecco che mi è venuta l’illuminazione!

Mi sono ricordato che nella borsa attaccata alla canna, quasi un anno fa avevo infilato una lampadina da bici avvolta nell’ovatta, a sua volta infilata in un vecchio barattolino di plastica da pellicola (una rarità nell’epoca del digitale).

Frugando nella borsa l’ho ritrovata. In preda alla trepidazione ho smontato il faro e ho sostituito la lampadina con quella nuova e… MERAVIGLIA, la luce si è accesa!

Fiero di me stesso (ma chi si porta una lampadina di ricambio in bici…) ho pensato bene di rimettere la lampadina vecchia nel barattolino e nell’ovatta, in modo da averla disponibile per la prossima volta… Saggezza marziana!

PS.: sono stato sommerso dai commenti! Un caro saluto a tutti i commentatori. Non sono un esperto in netiquette (ai miei tempi si diceva così) ma penso di rispondere con commenti in coda.

Ciriciao, gente.

domenica 26 ottobre 2008

Da Trevignano a Bracciano… Chiusura di stagione per la canoa aperta

Con l’uscita di oggi credo che si concluda la stagione della canoa aperta (canoa più bagno) e cominci, se del caso, quella della canoa chiusa, o della bici nel bosco.

Ho fatto un’altra meravigliosa passeggiata al Lago di Bracciano, partendo dalla spiaggia di Trevignano, seguendo la costa fino sotto al Castello di Bracciano. Ho controllato il percorso con Google Earth… sono circa 7 miglia nautiche, niente male per una canoa gonfiabile… Ho fatto anche un bel bagno.

La giornata e’ stata molto romantica. Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica (peraltro di qualità piuttosto scadente) e quindi dovrete accontentarvi delle mie descrizioni. Cercherò di evocare in voi sensazioni dimenticate, ma senza scadere nel patetico, il che non è facile.

La costa tra Trevignano e Bracciano è la più selvaggia del lago. E’ sovrastata dai boschi di Oriolo, quelli dove normalmente vado in bicicletta. Quindi sono andato in canoa sognando i boschi, così come vado in bicicletta sognando il lago. Dalla canoa e’ difficile apprezzare qualsivoglia segno di modernità. Infatti non vi sono costruzioni moderne che si affacciano sul lago (se non per qualche breve tratto vicino Bracciano) e la strada è completamente schermata dagli alberi. Spicca il Borgo di Vicarello, dall’aspetto assolutamente d’epoca. Per tutto il percorso si intravede la silhouette del Castello di Bracciano, scura verso il cielo luminoso, e nient’altro di moderno… Proprio come se fossimo antichi viaggiatori.

La giornata aveva i colori dell’autunno. Il cielo era velato, la luce del sole calda, ma non bollente, perché schermata. I colori erano ancora estivi, specialmente il verde del bosco, ma la luce aveva un tono conclusivo, di addio… attenti che il freddo sta per arrivare.

All’orizzonte torreggiavano cumuli di nuvole, che il vento ha spostato verso il lago, proprio come sabato prima un nembo temporalesco ha spazzato la città. Però stavolta non ha piovuto, anche se nel pomeriggio l’ombra si è alternata a sprazzi di luce, l’orizzonte si è fatto in alcune parti tempestoso.

In tutto questo il lago si è mantenuto piatto, senza un’alito di vento, il che ha contribuito non poco alla riuscita dell’escursione. Sull’acqua completamente piatta spiccavano le increspature prodotte da branchi di pesci che nuotavano con il dorso e parte della testa fuori dall’acqua. Non saprei dire che pesci fossero, lunghi una quarantina di centimetri, in branchi anche di centinaia di esemplari, per 20 metri di sviluppo.

Con la canoa gonfiabile, rumorosa nell’acqua, non sono mai riuscito ad avvicinarmi a meno di un metro e mezzo, poi… uno scattare di pinne e tutti via.

Il bagno… l’acqua era calda, ma non è più il periodo giusto… c’e’ poco da fare.

Prima di finire due segnalazioni:
  • Attenti, ci sono lavori incorso sulla Cassia bis, tra Formello ed il Raccordo. La coda che si forma è mostruosa, ci ho perso più di un’ora.
  • Un grazie al proprietario del ristorante “Sottovento”, Catanese trapiantato nel Lazio, del lungolago di Trevignano (Via della rena, 90 - tel 338 6938961), che mi ha fatto parcheggiare l’auto nel giardino del Ristorante. Se andate lì provate ASSOLUTAMENTE il ciambellone al cioccolato fatto dalla moglie. Fa anche gelati artigianali, ma non li ho potuti assaggiare.

Un saluto e cerco di ritornare all’argomento principale, le biciclette, sin dal prossimo post.

sabato 25 ottobre 2008

Ora legale, arrivederci… arriva l’inverno

Con la fine dell’ora legale, e il ripristino del normale orario, possiamo dire che finisce la stagione estiva (nel suo complesso) e arriva quella invernale.

Per il ciclista cittadino significa che da lunedì l’uscita dall’ufficio avviene nella quasi oscurità. E’ quindi tempo di verificare la funzionalità delle luci della bicicletta…

Personalmente sulla bici da città ho un impianto a dinamo, catarifrangenti posteriori e ai pedali, e in aggiunta i catarifrangenti alle ruote, un elemento importantissimo per aumentare la visibilità.

Inserti catarifrangenti anche nella borsa sottosella e nella pettorina antivento. La mantella, di cui ho già avuto modo di parlare, anch’essa è fatta per essere visibili.

Eh sì, perché l’oscurità, e la pioggia se del caso, costituiscono per il ciclista un netto aumento del pericolo. Più si è visibili e meglio è. All’estero vedo sempre più ciclisti indossare i giubbotti ad alta visibilità… fanno un po’ ausiliare del traffico, ma sono di grande utilità.

Per il ciclista i problemi sono due: vedere ed essere visto.

In città, con l’illuminazione pubblica, il problema è normalmente solo l’essere visto dalle auto. Infatti l’illuminazione stradale in genere è molto più potente della luce della bicicletta. Quindi la luce serve ad essere visti.

Personalmente preferisco avere la luce anteriore che quella posteriore. Infatti ormai tutte le auto viaggiano con gli anabbaglianti, e quindi basta indossare qualcosa di catarifrangente per essere avvistati. Agli incroci, invece, gli automobilisti guardano verso di te quando stai fuori dall’illuminazione dei fari, e quindi è importante avere una luce che ne catturi immediatamente lo sguardo. Per questo bastano le lampade a LED, magari intermittenti per catturare maggiormente l’attenzione. Attenzione a non prenderle troppo puntiformi, perché anche la dimensione del faro ha la sua importanza.

Se il problema è vedere, allora la musica cambia radicalmente. Illuminare la nostra strada non è facile con le lampade da bicicletta. La luce della dinamo, se in buone condizioni, è in genere sufficiente, anche se non permette in genere di apprezzare le buche con sufficiente precisione.

La mia esperienza con i LED è che non sono sufficienti in questi casi, e bisogna tornare sulle vecchie lampadine, magari alogene. Mi sono trovato una volta in un sentiero in un bosco con la luce della bicicletta e vi assicuro che non è affatto facile.

Le luci, si sa, sono di due tipi, a batteria e a dinamo. Quelle a dinamo sono sempre con te, ma purtroppo aumentano notevolmente la fatica, specialmente su tratte “importanti”. Un’intera ora sotto dinamo è una bella cura dimagrante. Inoltre hanno il vizio di un’illuminazione dipendente dalla velocità, che significa che quando ti fermi cala il buio… Chiaramente una lampada a batteria (carica), va una bomba e non toglie potenza alla pedalata.

Infine una raccomandazione ecologica: se scegliete l’illuminazione a batteria, allora compratene una che accetti batterie ricaricabili (AA, AAA). L’ambiente (e le vostre tasche) saranno riconoscenti.

Pista Colombo: ingorgo di biciclette...

Non sarà stato un critical mass, ma ieri, verso le 18:20, mi sono trovato ad un semaforo sulla pista della Colombo insieme ad altre tre biciclette. E non erano corridori, ma altre persone in normale spostamento, vestiti da città.

Per tutto il pomeriggio il rateo degli incontri si è mantenuto elevato. Credo di aver incontrato, in un’ora di spostamento, non meno di 20 biciclette. Buon traffico sulla pista della Colombo, e per il resto uniformemente sparso.

La pista della Colombo nel pomeriggio è stata fantastica. Infatti spirava un leggero vento da Sud Ovest, che non faceva sentire l’odore del traffico, ma portava il profumo delle piante dei giardini intorno.

La pista è ormai matura, e completata in ogni sua parte, se si eccettua il terribile passaggio di Via Cilicia, dove non c’è assolutamente nulla. Non solo non è stato fatto un impianto semaforico come annunciato, ma non c’e’ nemmeno il passaggio pedonale o ciclabile.

Per il resto la pista attende solo di essere espansa. Verso Via Cilicia, verso Porta Metronia, ma soprattutto verso Via dell’Amba Aradam e San Giovanni.

Da quelle parti ci sono meravigliosi marciapiedi utilizzabili, e la pista potrebbe essere prolungata prima fino a Piazza san Giovanni, poi da lì, sfruttando sempre marciapiedi, fino a Santa Croce in Gerusalemme e Porta Maggiore.

Arrivati a Porta Maggiore ci vuole poco ad imboccare la Prenestina, oppure a dirigersi verso San Lorenzo. Insomma, si comincerebbe ad avere una vera rete di piste in grado di innervare gran parte della città.
La mia impressione è che gli utenti aumenterebbero molto rapidamente con reti più estese.

mercoledì 22 ottobre 2008

Autolesionisti

Mi dice un collega: vengo in macchina da Ostia (fino all’EUR), ci metto un’ora e un quarto per venti chilometri… Stessa lamentele da un’altra collega.

Facendo i conti, la velocità media è sconfortante, 16 km/h, meno di una bicicletta. A 20 all’ora, se la Colombo avesse una striscia ciclabile, ci metterebbe un’ora di pedalata tranquilla (di quelle che non si suda). Fa bene alla salute e rilassa. Ti puoi sentire la radio, l’mp3 e fare le telefonate se ne hai bisogno…

Veramente la Colombo avrebbe una striscia ciclabile. Basterebbe riconvertire la corsia di emergenza in modo che diventi pista ciclabile e corsia di emergenza. Tipicamente le bici negli ingorghi non fanno tappo ai mezzi di soccorso. Pericoloso? Secondo me meno che viaggiare ai margini di una strada urbana tradizionale, per non dire di una extraurbana.

Se lo fai due volte alla settimana risparmi footing e ti tieni in forma. Se puoi lasciare la bici in ufficio magari un giorno arrivi, torni con i mezzi pubblici ed il giorno dopo torni indietro con la bici.

Per attraversare Roma (15 km e spicci) la mattina ci metto 55 minuti, pedalando tranquillo, compresi i semafori e tutti gli stop and go tipici del traffico… non è una cosa da superman, solo che non si vuole abbandonare l’auto, che comunque ha i suoi vantaggi, beninteso.

Però facciamo male a noi e all’ambiente. Siamo autolesionisti.

Fare 20 km con un’auto richiede diciamo un litro di benzina, che a sua volta genera circa 2,3 kg (fonte internet, da verificare!) di anidride carbonica. Andata e ritorno fanno 4,6 (magari facciamo 5 considerato il motore freddo, il parcheggio, etc.). Su 48 settimane lavorative (facciamo 45) abbiamo 225 kg di anidride carbonica risparmiata per persona per anno… cioè dire 80 km la settimana.

Il ciclo urbano però è peggio. In realtà non credo che in città si possa effettivamente avere una percorrenza maggiore di 15 km con un litro. Quindi per risparmiare i 5 kg di anidride carbonica basterebbe sostituire 60 km di auto con altrettanti di bicicletta.

Parliamo di un’inezia, diciamo 10 km al giorno lavorativo e 10 per il weekend… Il risparmio ci sta e anche consistente.

Se poi un milione di Italiani si mette in testa di fare questa cosa (non necessariamente tutti a Roma sulla Colombo) allora stiamo a 230 mila tonnellate l’anno, cosa che comincia ad essere una riduzione sensibile delle emissioni su base nazionale. L’ambiente dipende anche da noi

A voi studio

lunedì 20 ottobre 2008

Anche la bici va bene per Kyoto

Sulla saggezza dell'accordo di Kyoto non mi pronuncio, in quanto non sono abbastanza esperto. So che gli Inglesi sono molto preoccupati, anche a livello governativo, delle conseguenze dell'effetto serra. In genere quando gli Inglesi si preoccupano, allora c'e' da preoccuparsi.

Se prendiamo il riscaldamento globale, quest'anno mi pare che siamo nel pieno di un'estate apparentemente senza fine... Il 19 ottobre si fa ancora il bagno al lago (al quale peraltro manca un buon metro d'acqua), e ci si asciuga al sole!

Stuzzicato dal can can sollevato sul nuovo pacchetto clima sono andato a rivedere la legge di ratifica. Il protocollo è stato ratificato nel 2002 dal governo Berlusconi. Quindi non è stato un tiro mancino del centro sinistra. Purtroppo da allora le cose sono andate storte e le emissioni in Italia non solo non sono diminuite quanto dovevano, ma sono addirittura aumentate di circa il doppio della diminuzione.

Come a dire: allora non abbiamo fatto niente, anzi.

Devo dire che nella discussione di questi giorni il lato tecnico è stato abbastanza trascurato. Sui pochi giornali che ho letto si dava per scontato che il lettore fosse anpiamente informato di tutto. I giornalisti italiani, spesso feroci nello sbranare gli avversari, forse ammaliati dai begli occhi della ministra, non hanno saputo porre semplici domande del tipo:

  • "Ci fa vedere su di una tabella le differenze tra le stime italiane e quelle europee? Ci illustra dove divergono le stime?"
  • "Cos'è successo dal 2002 che non è stato possibile diminuire le emissioni?"
  • "Perchè le emissioni sono aumentate così tanto?"
  • "Cosa dobbiamo fare per rientrare nelle emissioni, oltre a svenarci per comprare certificati di emissione?"

Insomma, tutte quelle cose che dovrebbero stimolare un confronto serio su dati reali ed invece del solito (e insopportabile) tifo da stadio. Io non ho visto niente di tutto questo, e temo che non se ne vedrà...

L'Italia, priva com'e' di centrali nucleari, sull'effetto serra parte molto svantaggiata. Quindi dovrebbe in qualche modo recuperare, sfruttando tutte le occasioni. Anzi, vista la difficoltà di risoettare gli impegni presi, non si divrebbero trascurare quelle occasioni che permettono di diminuire le emissioni e contemporaneamente aumentare l'efficienza del proprio sistema.

Diffondere l'uso della bicicletta aiuta sicuramente al rispetto di Kyoto e aumenta l'efficienza del sistema dei trasporti, ma non è stato fatto abbastanza. Non quanto si sarebbe dovuto, ma purtroppo nemmeno quello che si sarebbe potuto.

Per favore, vogliamo cominciare a fare qualcosa di concreto per aggredire il problema?

domenica 19 ottobre 2008

Nebbia sui Tumulilande



"Nebbia sui Tumulilande" è il titolo di uno dei più bei capitoli del primo libro del Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello.





Purtroppo l'intero episodio è stato tagliato dal film, insieme alla Vecchia Foresta e Tom Bombadil. Un peccato perchè è anche dove gli hobbit trovano le armi (nel film gliele da Grampasso a Brea) stregate che poi serviranno per uccidere il capo dei Nazgul... Lo stregone di Angmar in lotta con i re di Arnor... Vabbè, non facciamola lunga).

Questa mattina mi sono alzato e vedendo il sole ho deciso di puntare a Bracciano con la canoa invece della bicicletta.




Uscito sulla Cassia ho cominciato a vedere la nebbia che invadeva la valle del Tevere e incappucciava i colli, proprio come sui Tumulilande.


Arrivato al lago, la nebbia ancora occupava le valli circostanti. Il cielo era grigio chiaro, anche se il sole splendeva.


Per tutta la giornata ho pagaiato su di uno specchio d'acqua piatto come la vasca da bagno. Non una barca a vela, pochissime canoe, sono diventato il padrone del lago. L'acqua era talmente piatta che filava addirittura la canoa gonfiabile...








Ho incrociato molti cigni... Loro non hanno paura delle canoe, io di loro sì. Se decidono di attaccare (per fortuna non ci sono cignottoli) non ci mettono nulla a lacerare la canoa.




Verso l'una e mezza ho fatto il bagno. Bella nuotata, l'acqua era fresca, ma non si stava male. Diciamo che dopo il primo impatto il corpo si abitua.


Devo dire che dei tre laghi (Vico, Bracciano e Martignano), Bracciano mi sembra avere l'acqua più limpida ed il fondo più interessante.

Comunque il lago era proprio incantato. quando mi sono fermato a mangiare ero a due terzi di strada tra Anguillara e Trevignano... Mi pareva di essere sospeso tracielo e terra, dato che l'uno si rifletteva nell'altra...


L'unico contatto con la realtà era il rombo del motorre delle motociclette che sfrecciano sulla circumlacuale... E' incredibile come qualche scemo riesca ad inquinare con il suo rumore un lago intero.




sabato 18 ottobre 2008

Sabato pomeriggio in bici

Non ci sono parole per descrivere la bellezza dell'utunno incipiente, le foglie che cominciano ad ingiallire e cadono sulla strada della bicicletta.

E non ci sono immagini nemmeno, perchè ho preso la macchina fotografica ma ho scordato a casa le batterie.

Comunque, un magnifico pomeriggio, 35 km di passeggiata. Temperatura tardo primaverile, sole, tanti frequentatori della pista da Ponte Milvio a Castel Giubileo.

Parlando di ambiente dovremmo prendere l'abitudine di uscire il pomeriggio del sabato con la bici per una civile passeggiata al centro. Shopping, un gelato od un caffè, andare al cinema. Il sabato sostituiamo la macchina e la moto con la bicicletta.

Sono convinto che se cominciassimo a diffondere quest'abitudine, faremmo molto meglio del venerdì di critical mass.

venerdì 17 ottobre 2008

Aiuti di Stato all’industria delle biciclette

Le ultime capriole del sistema creditizio e finanziario mondiale sono motivo di grossa preoccupazione, ovvero dell'innescarsi di un'instabilità che possa portare alla distruzione del sistema economico attuale.

Di fronte a questa prospettiva, anche abbastanza concreta, tutti si sono rimangiati rapidamente le professioni di fede nel libero mercato e sono corsi a tamponare le falle con fiumi di denaro dei (sempre più) poveri contribuenti.

Non c’era altra scelta, probabilmente.

Era il male minore, si dirà, e anche a ragione. Però appare duro da mandare giù che i soldi per salvare i danni fatti dai manager multimilionari debbano essere pagate con le tasse prese (anche) dallo stipendio dei precari e di tutti quelli che stentano ad arrivare alla fine del mese.

D’altra parte in Italia era già avvenuto per il calcio: le società di calcio, tutte indebitate pagando ingaggi favolosi ai loro beniamini, venivano salvate dal fallimento (tranne la Fiorentina) con leggi speciali ad hoc. Anche se si erano quotate in borsa come qualsiasi altra società. D’altra parte cosa non si farebbe in Italia per il calcio?

Comunque vada, nel libero mercato è stupido prendersela con gli stipendi alti dei calciatori e dei manager. Stupido e forse giuridicamente impossibile.

Invece di parlare a vanvera occorre fare in modo di regolare, ovvero scoraggiare o proibire contratti che portino i manager ad agire in conflitto di interesse con le loro stesse società. Mi pare che i meccanismi di retribuzione legati a risultati a breve abbiano effettivamente avuto la loro parte in questa storia.

Mi vengono invece in mente, per esempio, meccanismi di retribuzione differita. Ad esempio oltre certi limiti, i soldi li prendi solo dopo 5 anni dal loro pagamento, se la società non fallisce… Va bene, stupidaggini, ma nemmeno tanto.

Quello che per un ciclista è veramente difficile da mandare giù sono gli aiuti di Stato all’industria automobilistica. Non fraintendetemi: dopo tanti soldi spesi per la finanza un minimo di soldi all’industria, quella vera, non sono male. Però, perché proprio a quella automobilistica? O meglio, perché a quella automobilistica indifferenziata? Giàcche ci siamo, diamo soldi anche alla motonautica o agli acquascooter, così sono tutti ancora più incentivati a romperci le balle mentre tentiamo di goderci in pace il mare.

Inoltre le catastrofi economiche hanno fatto dimenticare il petrolio a 140 $ a barile. Adesso costa molto di meno (anche perché il rapporto euro/dollaro è cambiato). Ma appena la situazione si calma, (altrimenti ci troviamo tutti a pascolare le lamalfiane pecore) il problema ritorna fuori.

I soldi andrebbero dati all'industria per riconvertirsi verso prodotti ecologicamente compatibili (quelli veri, non macchine ibride da 400 CV che consumano come quelle da 300).

E qui viene il secondo problema. Da Bruxelles è fresca la notizia del dissenso del nostro Paese sul pacchetto ambiente. Le opinioni in tema sono discordi, e io stesso nel mio campo mi sono trovato di fronte a posizioni ambientaliste impossibili da sostenere sul piano pratico.

E' verosimile che la nostra industria, esposta per carenze del paese ad altissimi prezzi dell’energia, non sia in grado di resistere ad un ulteriore aggravio dei costi. Ma ci si può allontanare dal resto d’Europa per troppo tempo, e soprattutto si dovrebbe proporre qualcosa di alternativo.

Infatti prima o poi il problema dovrà essere affrontato con serietà. Affrontarlo con serietà è, a mio modesto parere, proprio preparare una riconversione dell’industria verso prodotti sofisticati ma ecologicamente compatibili, e anche operare una riconversione culturale dei consumatori. Allora, avendo l’industria strategicamente piazzata, si può affrontare con tranquillità (o addirittura premere per…) un irrigidimento delle norme ambientali.

In questo quadro gli aiuti di Stato dovrebbero andare all’industria velocipedistica, alle grandi ciclostrade a 4 corsie, alla passerella ciclabile di Messina, all’alta velocità a pedali (illustrata in un prossimo post…) e, più seriamente, allo sviluppo di tecnologie e soprattutto attraenti prodotti a basso impatto ambientale.

Con la fantasia e la creatività che ci distingue, ed il gusto innato che ha l'italiano, potremmo imporrei i nostri prodotti a tutto il mondo… invece di andare a rimorchio. Vi ricordate quando la FIAT continuava a produrre auto da sottoproletariato, convinta di poterle sempre imporre al popolo italiano? Come è finita? Si è dovuta riadattare al nuovo mercato. E adesso sta andando bene (ops…)

martedì 14 ottobre 2008

Roma, la più pericolosa

Bella e pericolosa, la città eterna sembra che si collochi in testa alle statistiche di incidenti stradali.

La notizia, riportata da un quotidiano nazionale, si riferirebbe ad una statistica dell'ANIA, l'associazione nazionale delle industrie assicuratrici.

Non abbiamo potuto vedere la statistica originale (cercata, ma non trovata sul sito dell'ANIA), quindi prendiamo le cose con un briciolo di prudenza, se non altro per la sostanziale incompatibilità dei giornalisti italiani moderni con i concetti alla base della statistica.

Per chi gira quotidianamente per Roma, comunque la notizia non sembra campata in aria, e tantomeno sembra una sorpresa. Roma è diventata un terribile mix di velocità e cattiveria alla guida. Si va veloci, si corre, si corre con cattiveria. Se dovessi puntare un dito contro qualcuno, direi: SUV e maxiscooter.

I primi sono mezzi molto potenti dotati di forte accelerazione. Alla guida persone che sfogano la propria insofferenza accelerando nei tratti liberi, dove raggiungono velocità cospicue. Fermali, poi. La loro dimora abituale sono le strisce pedonali e gli incorci, dove coprono la visibilità.

I maxi scooter sono un totale mistero per me. Parlo degli scooter con più di 400 cc, fino a 650. Non ne ho mai portato uno, ma da ex motociclista mi fanno orrore. Sembra che abbiano tutto il peggio della moto. accelerazione, scatto, ma poca manovrabilità e frenata discutibile.

Spesso li abita una particolare categoria di figuri (non tutti, ma molto spesso). Maschio, over forty, barba e capelli brizzolati. Atteggiamento aggressivo, tuta da ginnastica con piumone sopra (d'inverno). Apparentemente non partecipano ad alcuna attività produttiva, in quanto li vedi girare da una parte all'altra della città. Mi chiedo: pusher, sfruttatori o che altro? Sicuramente qualcosa di nocivo per l'umanità, non bastasse lo scooterone.

Al di là dello scooterone il problema a Roma è comunque la quantità di mezzi a due ruote a motore. Al crescere di velocità, potenze e indisciplina, aumentano disordine ed incidenti.

Io credo che la bicicletta sia entrinsecamente più sicura di questi altri mezzi, a causa della bassa velocità. Se poi abbiamo le piste ciclabili, la diffusione della bicicletta riduce drasticamente gli incidenti, oltre che l'inquinamento chimico e acustico. Ma nel bailamme attuale i ciclisti sono ancora esposti in modo drammatico.

Allora che fare? Sono convinto che molto possa essere fatto e tanto debba essere fatto subito. In particolare credo che alla prevenzione debba essere applicata un pò di sana repressione, almeno per punire tutti quei comportamenti che avvantaggiano il singolo a scapito degli altri. Nel mirino dovrebbero essere:

- Velocità eccessiva (auto, moto)
- Guida aggressiva (auto, moto)
- Sosta in doppia fila (pericolosissima per due ruote e bici)
- Mancata precedenza ai pedoni sulle strisce
- Guida pericolosa in moto (sorpassi agli incroci, etc.)
- Sosta agli incroci
- Guida in stato di ebbrezza (alcool o droga).

L'obiettivo dovrebbe essere quello di levare la patente ai pericolosi senza ne' remore ne' pietà. Ad occhio e croce a Roma ci sono almeno 10000 patenti di troppo.

Solo che i vigili dovrebbero puntare a fare male, ovvero prendere duramente di mira questo tipo di comportamenti e puntare ad appostamenti o altri metodi di contrasto.

Avrà il Comune la forza di imboccare questa strada?

lunedì 13 ottobre 2008

Ottobrata romana… Canoa invece della bici

Domenica 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America, vista la giornata estiva ho deciso di mettere un corno alla bicicletta e tirare fuori la canoa.

Sono andato al lago di Martignano (nelle foto, che ho preso circa un mese fa) e ho passato una giornata sulla canoa. Il paesaggio era estivo, la temperatura ideale: caldo abbastanza da pagaiare in costume da bagno e nuotare, ma senza gli eccessi del sole estivo.

Sulle rive un numero sorprendentemente basso di persone. Evidentemente per la maggior parte delle persone l’estate è una faccenda ormai chiusa, da archiviare. A me invece, quando l’autunno lo permette, piace continuare a girare per i laghi del Lazio. Infatti se il sole è più debole, la calma di vento e la temperatura dell’acqua permettono deliziosi supplementi di navigazione balneare.

Ieri poi, dopo aver mangiato i miei panini al largo mi sono addormentato sulla canoa per circa mezz’ora. Il risultato è stato la ripresa della tintarella. Fatelo solo con una canoa gonfiabile! Beninteso: con questo non voglio incoraggiare nessuno ad imitarmi. Tutto sommato la Cassia bis straripa di auto e il lago con poche persone è un amore.

L’amore per il lago mi è cominciato da giovane, anzi, direi da bambino. Credo sulle rive del Lago di Nemi, proprio un autunno di tanti anni fa. A 15 il nuovo colpo di fulmine, quando ho cominciato a regalare a Bracciano, Vico, Como, Bolsena. Assimilabile al lago ci metterei anche la laguna di Orbetello… un vero marinaio d’acqua dolce (andavo anche per mare ed un paio di volte ci avrei potuto benissimo lasciare la pelle). Il lago mi piace perché unisce due mie passioni: quella per l’acqua e quella per il bosco.

L’amore per la canoa è stato un amore tardivo. Ho cominciato per disperazione, in quanto con i bambini piccoli è difficile andare in deriva o in catamarano. Però mi è piaciuta e ormai sono 15 anni che pagaio, soprattutto al mare, e qualche bella giornata al lago.

La canoa è un po’ la bicicletta del mare. Non veloce come la vela, ma più affidabile in quanto non dipende dai capricci del vento. Inoltre permette di avvicinarsi a riva, anche quella rocciosa, in maniera che nessuna barca a vela ti permette. Ovviamente la vela è più bella e da’ sensazioni più forti. A favore della canora ci sono tre aspetti molto importanti: innanzitutto il costo: diciamo che costa almeno 10 volte in meno di una barca a vela di livello corrispondente.
La seconda è la logistica, la canoa ha una logistica semplice ed economica. La terza è l’esercizio fisico: la canoa consente, o richiede se vogliamo, molto più esercizio fisico della barca a vela, che anzi è rispetto al fisico è deformante anziche’ no..

mercoledì 8 ottobre 2008

Le piste non saranno tutto nella città ciclabile, ma che salvezza!

Dopo i giorni del vento del nord questa settimana ci ha regalato un ritorno alle temperature quasi estive.

I ciclisti romani ne hanno approfittato. Il conto delle biciclette è impazzito. Ieri, arrivato alle due cifre, mi sono dovuto fermare… Mi girava la testa.

La mattina, poi, una grande soddisfazione. Stavo andando a Piazza Ungheria, e mi sono trovato, a Via Panama, a superare un lungo ingorgo. Io me ne stavo beatamente sulla pista, che si è rivelata assolutamente provvidenziale.

La pista passa direttamente davanti una scuola. Una volta era l’Assunzione, che ospitava superbi esempi di paroline. Adesso non so’ esattamente cosa sia, ma un dato era certo: pur essendo in orario scolastico non ho visto ne’ bambini, ne’ mamme in bici. Un vero peccato.



Inoltre la cosa strana è che non si aspettano biciclette sulla pista. Quando arrivo rallento e scampanello con molta (forse troppa) cortesia, e dico anche "grazie" quando si spostano... eppure cascano dalle nuvole alla vista di una bici. Direi che dalle mie parti sono meno stupiti di trovarsi una bici sul marciapiedi di loro che camminano sulla pista.

Una nota triste. Nei terribili primi giorni di questa settimana sulle strade sono morte circa 40 persone, tra cui una ciclista che, secondo la stampa, è stata schiacciata da un camion.

Questo tipo di incidente è forse il più terrificante per il ciclista. Dalla fugace ripresa fotografica si vedeva una strada strettissima ed un camion attaccato al ciglio stradale. Si vedeva chiaramente che non c’era nessun posto dove un ciclista potesse passare. Amen

Se andate sul sito di Danilo Lovebike trovate un link all’intervista fatta al presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) di Milano. L’intervista è apprezzabile, in particolare sostiene la tesi che la città ciclabile non si limita alle sole piste ciclabili.
Considero questo fatto vero, ma la pista ciclabile segregata dalla strada è un grosso fattore di sicurezza al quale è un peccato rinunciare, specialmente dove gli spazi ci sono, come a Roma.

Infatti io continuo a vedere marciapiedi liberi e poco frequentati,come quello di Via Panama, che potrebbero essere convertiti a pista ciclabile con costi bassissimi.

domenica 5 ottobre 2008

Una gita alla mola di oriolo

La mola di Oriolo Romano è una delle mete più classiche della zona.


Questa volta ho pensato di farne la meta della mia gita, in quanto il percorso è scevro da pendenze imposssibili, ed il posto è bello per fare il picnic.

Ancora una volta sono partito da Trevignano Romano (salendo con l'auto sulla strada che passa dietro a Rocca Romana) ed ho percorso tutto il bosco. Uscito dal bosco mi sono diretto verso il paese di Oriolo Romano, dove ho fatto rifornimento di panini presso i negozi locali (ben forniti e aperti la domenica mattina).

Dal paese ho seguito le indicazioni per la mola, ed eccomi lì.


La mola è una bella valle con resti di mura che imbrigliavano il torrente del quale vedete il getto alle spalle della bicicletta.

Nella stessa valle si trova una fonte termale di acqua solforosa tiepida, dove è sata ricavata una piscinetta per farci il bagno (soprattutto d'estate perchè non è calda).

Un posto molto carino, allietato da profumo della carne alla brace degli altri gitanti.

Attenti: è anche una delle mete preferite dello scoutismo lazale, e quindi la probabilità di imbattersi in tre o quattro reparti al completo è alta. Ci si diverte, ma non è solitudine.


La gita complessiva è venuta sui 35 km, 33 di sterrato. Non molti, ma hanno esaurito le scarse forze di questo periodo.